martedì 5 maggio 2015

See you, space cowboys.


6 Maggio 2517.
Heartthrob, to infinity and beyond.

La dolcezza di Nina gli impasta le labbra come colla mentre le circonda le spalle con un braccio e se la preme addosso, fiutando gli ottaedri blu e oro del suo profumo, nel centro della plancia di pilotaggio. Evita Cézanne lo guarda fisso, corrucciata come un cane nervoso, dalla postazione del sensorista.

« Ho scritto a Zeno che ha tre settimane per farsi trovare al porto federale di Horyzon. »

Nina scuote leggermente le spalle, affondandogli il profilo aguzzo delle scapole contro lo sterno, ipnotizzata dal cielo di Roanoke che vortica e si ribalta al di là del cristallo panoramico.

« Non mi hai detto come hai lasciato Hall Point, ci daranno la caccia? Ci troveranno per scuoiarci vivi e farci correre intorno a un palo con le budella di fuori, come mi hai raccontato quella volta? »

Ipotizza la catastrofe sciogliendola come un cucchiaio di switch, nella dolcezza dei buchi lividi che le percorrono l'interno delle braccia per alleggerire la densità opprimente del cuore. Sid scrolla la testa, ignorando la frana di boccoli castani che gli dondola sulla fronte.

« Si sono lasciati scappare un sacco di gente, finora… – le appoggia il mento sulla testa, strofinandoglielo pigramente fra i capelli. – Mi preoccupano più le ultime dichiarazioni dell'ammiraglio Lee. »

Twain smuove la testa, schivando la pressione del muso di Beaumont per torcere il collo snello e sbirciarlo in tralice, con un sorriso serafico e impietoso.

« I marauders. – sentenzia, vestita di pessimismo sognante come un drappo di seta lucida. – Ci abborderanno e ci strapperanno via la carne a morsi. »

Pablo Darthés gracchia una ballata romantica di Blackrock attraverso l'altoparlante della sala macchine, sudando intorno al core pulsante della nave. Interrompe la strofa per intimarle, ridendo, di non portare sfiga. Jamie Crudup, sbracato con indolenza sul sedile dell'artigliere, finisce di leccare la cartina arrotolata intorno a una manciata di bloom per trascinare verso di loro un'occhiata scettica.

« Col culo che c'abbiamo finiremo inghiottiti da una stella morta. – si stringe nelle spalle, ammaccando sulla cicca un ghigno indolente. – Con un pilota corer, pure… »

Edison è emozionato, ha un groppo in gola e le vene troppo scariche di switch per non pensare che i comandi gli esploderanno sotto le mani. Ma la nave è già decollata senza che se ne accorgesse, sospesa senza peso nello spazio. Hunt scocca il brigade come un dardo nel buio siderale, nel vuoto assoluto, risucchiato in una dimensione di pura velocità. Immerso nel suo elemento naturale.

« … e se il tuo amico non si presenta? »

Nina si sente tremare addosso il tentennamento fugace di Sid, che le deglutisce nei pressi dell'orecchio e prende tempo, come se non si fosse mai fermato a considerare la possibilità.

« Passiamo oltre, arriviamo su Phoenix. »

« A fare? »

« Trovare una ragazza, rapire un securer in charge di Baylong e portarlo da lei. »

La risata spenta e vagamente isterica di Jamie inietta un lampo di allarme eccitato nei muscoli di Nina, che arriccia il naso e solleva una mano ossuta per appendere le dita sull'avambraccio che le schiaccia le clavicole.

« Perché? Ci paga un milione di dollari? »

Sid sospira una risata malinconica, lasciandole un bacio svelto sul lato del collo.

« Temo di no, ma devo farmi perdonare da tutti e due. »

Twain fa spallucce, chiudendo gli occhi e respirando l'odore di metallo nuovo che ancora invade ogni anfratto del brigade, mescolandosi al fumo stucchevole della bloom ed al sentore leggero di vodka che Beaumont le respira sulla spalla. Si chiede quanti bicchieri si sia fatto esplodere nello stomaco prima di trovare il coraggio.

« Jamie ha ragione. – sorride con una leggerezza incantata. – Moriremo tutti in modo orribile. »

Sid sfiata un grumo d'insofferenza rassegnata, arpionandole il mento con le dita scarne per chinarsi a tapparle la bocca con un bacio.

« … Chi se ne frega, miss N. »

Questo non è un lieto fine. Ogni membro di questo equipaggio sa che i suoi fantasmi lo inseguiranno fino ai confini del 'Verse, non importa quanto veloce sia la nave su cui scappa. Tutti quanti indossano ancora le proprie catene fatte di paure e di debolezze, si tengono ancora stretti i propri errori, e disfarsene li farebbe sentire nudi. Tra una settimana o tra un mese forse qualcuno di loro sarà morto, soffocato dai suoi dèmoni; o forse ha ragione Nina, i marauders li sbraneranno tutti. Zeno forse non salirà mai a bordo, consumato dalla switch in qualche cesso di Capital City, perso in un sogno chimico in cui sua madre ha smesso di pregare gli angeli o loro hanno cominciato a risponderle. Bo e Freckles forse non si rivedranno mai. I giorni, i mesi o gli anni di vita che aspettano queste giovani anime desolate forse saranno soltanto un'anticamera di merda per la morte. O magari ogni tanto, senza riuscire mai ad accorgersene, riusciranno a essere felici.

Dopotutto, se il destino non è scritto, le cose potrebbero anche non finire così male.




Now, if it’s time for recompense for what’s done,
come, come sit down on the fence in the sun.
And the clouds will roll by
and we’ll never deny
it’s really too hard
for to fly…

martedì 14 aprile 2015

In low places.


14 Aprile 2517.
Horyzon, Capital City.


La stanza del motel è immersa in un silenzio malato, asettico come l'arredamento minimal e il pavimento lucido della business suite da dieci dollari all'ora con vista sul Porto Federale. La switch, tagliata con stricnina e polvere di vetro, mangia le vene scavandosi la via fino al cervello, atrofizzando i battiti del cuore schiacciato nella morsa del peso invisibile che affatica i polmoni come se stessero cercando di respirare fango.

Edison Hunt è nato per correre, dentro o fuori da un circuito, dentro o fuori dal proprio corpo. Per annullarsi nella velocità pura di una moto, di una nave spaziale, ridotto a consumare se stesso nell'oblio artificiale della droga per sfuggire al senso di immobilità che lo costringe a vivere la vita al ritmo lento di un'umanità con cui non riesce a sincronizzarsi. Sid ha l'impressione di non riuscire a stargli dietro anche mentre lo guarda contorcersi nel sudore freddo, sul futon sgualcito e macchiato di sangue dall'hypospray abbandonato a rotolare fra le lenzuola, deglutendo la nausea e il ronzio delle auto distanti, i cui fanali non arrivano a investire i vetri delle finestre al trentaduesimo piano. Inietta le dita di una mano tremante fra i boccoli madidi con una manovra imprecisa, liberandosi la fronte e cercando di ricordare il trionfo dell'estasi chimica che gli ha squagliato i lombi e colmato il cervello di luce bianca, il torpore liquido che l'ha fatto sentire intrappolato nel proprio corpo inerte, gelatinoso come una medusa, in un angosciante orgasmo d'impotenza. Tossisce piano nel silenzio, sfregando le labbra contro la manica del maglione rimboccato fino al buco livido nell'incavo del gomito, masticando l'arsura e contemplando senza speranza l'ipotesi impossibile di strisciare fino al lavandino del bagno. Prova a chiudere gli occhi, a immaginare la mamusia di Zeno che prega in una stanza piena di angeli che non ascoltano, ma riesce soltanto a contare come i grani di una mala buddista le vertebre della schiena esile di Nina, sprofondata nella switch a parsec di distanza. Il polskie gliel'ha detto, devi trovarti amici migliori, angel. Sennò non ne esci più. Quella merda ti segue ovunque. Allunga una mano alla cieca in cerca della camicia ricamata di Edison, scavalcandone l'orlo sgualcito per aprire il palmo ruvido alla base della sua schiena, ascoltando il rumore della sua pelle sotto le dita come un crepitio di carta velina. Hunt stesso gli sembra fatto di carta ripiegata, leggero e funzionale come un origami. Vorrebbe provare pietà per la sua condizione di uccello in gabbia, ma l'empatia va e viene come la luce intermittente di un neon scarico. Sid si stringe in se stesso nel silenzio pesante, rancido di sudore, premendo la fronte contro la nuca di Edison per respirare la sfumatura itterica del suo odore, ossidato e rossiccio come la ruggine. Con il mantra della compassione cucito dentro un braccio ed il morso della switch inciso sull'altro, prega la ruota del karma di fermarsi un momento per farlo scendere, stringendo le palpebre contro la vertigine che gli risucchia il cervello e lo stomaco.

All'alba si scopre ancora vivo. Il pavimento lucido incrostato di succhi gastrici, Edison sveglio e triste come un alcolista sobrio, Zeno e Nina collassati in chissà quale altro angolo del 'Verse. Il cuore si riempie e si svuota di sentimento a ogni battito e le due metà del suo cervello spezzato continuano a non combaciare. Si massaggia l'interno dell'avambraccio con un sorriso assente.

Dopotutto, preferisce i tossici alla dipendenza.

domenica 29 marzo 2015

Settin' fire to our insides for fun.


16 Ottobre 2514.
Richleaf, Maracay.

Si muore ancora di caldo, a Maracay, mentre l'estate si trascina in un'agonia lenta e afosa tra le strade di San Cristobal e la clientela del Perro Negro si accalca e schiamazza come uno stormo di gazze eccitate. Sid si sente inseguito dalle ombre lunghe della foresta che, da qualsiasi punto della città, sembra incombere al di là dell'oceano di baracche e palazzi fatiscenti che costituiscono la periferia caotica e smembrata di un microcosmo sempre in guerra. Ma non stanotte; non per loro. Il terzo bicchiere dell'intruglio locale, in cui è riuscito a riconoscere solo il sapore della tequila e del tabasco, gli piomba nello stomaco come un sasso e lo costringe ad espirare con forza una risata torrida e nauseata. Non per niente lo chiamano "Ira di Dio". I lineamenti severi di Bo, ammorbiditi dall'alcol, si sfocano dentro lo sguardo appannato mentre la voce impastata di Travis e il suo accento di O'Malley gli singhiozzano dentro le orecchie.

« Un bacetto solo, Dubois. »

Qian liscia la zazzera nera da una parte, accartocciando sui lineamenti da orientale una smorfia scettica.

« Ci fa lo slalom una medium cruiser fra i tuoi denti, scordatelo. »

Gli mostra il dito medio e spreme una risata bassa sull'orlo del bicchiere appena svuotato, mentre Travis scuote la testa e solleva il braccio destro per ordinare un altro giro. Bo si intromette con un sorriso sprezzante, frugandosi le tasche per recuperare una manciata di pesos.

« Altri due bicchieri e ti si porta a letto. »

Prima che possa depositare la scommessa sul piatto, Sid gli ferma il polso fra le dita ruvide, zittendo la protesta sboccata di Qian con un sibilo basso e stirando il collo per proiettare lo sguardo fino al tavolo accanto, fra le schiene sudate e scure di un gruppo di 'leafers accalcati intorno a una donna sulla trentina. Ha il naso schiacciato, gli zigomi duri e le labbra carnose tipici dei negri di Maracay, ma è pallida come il latte.

« Porcaputtana. »

Gli occhi verdi e sporgenti di Travis si sgranano quando anche lui mette a fuoco il galletto nero al quale il filo di un machete ha appena staccato la testa, allagando di sangue il legno graffiato del tavolino ingombro di bicchieri e scodelle, disposti a semicerchio intorno alla statua di una madonna con la faccia di teschio. Con la punta delle dita, la ragazza mischia l'umore rosso dell'uccello alle polveri verdi, gialle, azzurre, impastando la pittura con cui, uno per uno, dipinge il viso bruno dei suoi compagni. Il quarto bicchiere di Ira di Dio li trova tutti impreparati, come gli sguardi che dal branco di 'leafers impiastricciati di sangue e colore cominciano a piovere su di loro. Bo libera il polso dalla morsa delle dita inerti di Sid, cercandosi il manico del coltello dietro la schiena; Travis spolpa una ragazza mulatta con un sorriso da squalo; Qian trova il bicchiere con una mano e il calcio della pistola con l'altra. Beaumont torce il muso liscio, da bravo ragazzo del Core, per guardarli tutti con un sorriso elettrizzato e occhi fradici di eccitazione.

« I bet y'all don't have the balls to do this. »

Due ore dopo sono pigiati nella marea di corpi sudati che oscillano e sbattono e si torcono sul crepitio dei bassi troppo carichi, ipnotizzati come sonnambuli dalla musica che rimbomba fra le statue dei Loa dagli occhi vuoti, disseminate nel locale come guardiani silenziosi. Imbevuti di sangue di gallo e tequila, il tabasco e le spezie rivoltano le budella sul filo della nausea e squagliano in una risata nasale la diffidenza cruda e collerica di Bo, mentre i corpi di Qian e Travis si fanno troppo vicini per non mischiarsi. Il suono e la luce esplodono, si fondono, tremando fra le tempie e sotto lo sterno, pulsando come un cuore mentre Sid perde l'orientamento con sollievo, sprofondando in un pantano di euforia tossica.

Perdono molte scommesse che non volevano vincere.




And if you're still breathing, you're the lucky ones.
'Cause most of us are heaving through corrupted lungs.

And if you're still bleeding, you're the lucky ones.
'Cause most of our feelings, they are dead and they are gone. 

martedì 24 marzo 2015

Heartthrob.


23 Marzo 2517.
Baylong.

Sullo skyplex dicono che Bo Xiu-zhou sia duro come la pietra e freddo come un serpente.

Sid sfila una sigaretta al pacchetto di 'Scrapers e glielo tira, come un'esca, per convincerlo ad abbassare lo sguardo che gli sta consumando la faccia come il calore insostenibile di un altoforno. Trascina le dita di una mano fra i capelli, piegando il mento per inseguire con gli occhi verdi e impastati le fughe geometriche fra i pannelli del corridoio d'acciaio.

« Quanto ti devo? »

Bo scrolla le spalle solide, arricciando sul filtro della sigaretta una smorfia sprezzante.

« Niente. »

Sid tira su il mento con un sussulto, rivoltando le pupille in faccia all'orientale e deglutendo un bolo di sorpresa schietta, che impenna le sopracciglia chiare sul filo del disorientamento.

« … Prendi la nave e vattene. »

La concessione algida di Xiu-zhou gli strizza le budella come il sentore acre di una minaccia. Beaumont scuote la testa una volta sola, facendosi avanti senza fretta, con la stessa cautela risoluta con cui avvicinerebbe un animale spaventato.

« So this is your plan… keep sulkin' 'til forever? – un singhiozzo d'ilarità brutale gli inasprisce la curva delle labbra. – Fuckin' brilliant. »

Sulla scorza di pietra di Bo si allungano crepe di collera quando Sid lo riduce ad un bambino capriccioso, facendogli prudere le mani. Accartoccia il pacchetto di sigarette, ancora mezzo pieno, e glielo tira addosso senza forza, cavando alle narici un fremito di fiato contratto e una pretesa di svogliatezza.

« What's your plan then, smart guy? »

Non si aspetta che Beaumont sia il primo a mettergli le mani addosso. La trazione delle dita aggrappate al bavero della divisa gli fa spianare indietro le spalle per istinto, ma i muscoli si rivoltano a colpo di frusta nell'impennata del pugno schiantato contro il viso dell'elerian. La testa di Sid rimbalza indietro, costringendolo ad accomodare l'equilibrio con un passo malfermo e a liberare Bo per tastarsi con le dita la bocca spaccata, che ruscella sangue lungo il mento e contro il filtro della cicca, ancora spenta, che gli è rimasta impigliata fra il medio e l'indice.

« Tutto qui? »

Strofina le nocche contro il sorriso impastato di sangue, con gli occhi inumiditi da un grumo di malinconia arrendevole, avvelenata da un distacco che fa rabbrividire Bo nel desiderio di spaccargli la faccia fino a renderla un pantano irriconoscibile, massacrandola insieme ai rimpianti attorcigliati nello stomaco. Xiu-zhou deglutisce a fondo, sfilando la 'Scraper alla morsa dei denti per sgretolarla nel palmo di una mano.

« Take the bloody ship and leave. »

Sid scrolla la testa, si stringe nelle spalle, sputa a terra un bolo di saliva rossa.

« … Always a pleasure. »

Bo lo guarda incamminarsi verso il pod, contemplando per qualche frazione di secondo il pensiero allettante di inchiodargli la schiena con un proiettile. Un singulto d'angoscia nauseata gli rivolta lo stomaco mentre si gira bruscamente, per imboccare la direzione opposta, asciugando le ciglia umide col passaggio nervoso di una mano.

I serpenti e le pietre non piangono.




We all want what we ain't got,
our favorite doors are always locked.
On a higher hill with a taller top,
we all want what we ain't got.

lunedì 9 marzo 2015

Tessellate.


24 Novembre 2513.
Baylong.

Vomitare lo fa sentire pulito.
 
È un rito che con il tempo ha imparato a rimandare, perché l'efficienza è il primo dogma dell'unica religione che gli hanno inculcato da quando era bambino. Riesce ad aspettare settimane prima di svuotarsi lo stomaco, ritardando l'eruzione dell'angoscia un grammo di blast alla volta, tenendo alta la soglia dell'eccitazione finché non è abbastanza lontano dall'azione. Abbastanza al sicuro da sciogliere tutte le tensioni.

Un rituale ce l'hanno tutti. Serve a buttare fuori i fantasmi, perché se ti ostini a tenerteli dentro si accalcano, diventano un esercito, ti fanno esplodere dall'interno. Quelli che non lo capiscono di solito non durano a lungo; a un certo punto perdono l'equilibrio, la misura delle cose, diventano imprudenti o troppo paranoici e, alla fine, fanno un passo falso. Ne ha visto qualcuno andare fuori di testa, qualcun altro invece l'ha fatta finita con le proprie mani. Tutti gli altri sanno che la coscienza è un nemico invisibile con cui devi trovare il modo di convivere se vuoi fare una vita come questa. Se vuoi evitare che, in un modo o nell'altro, tutti quelli che hai ammazzato alla fine ti ammazzino.

Bo si sciacqua la bocca, chino sul lavello del bagno, e rivolta con una mano i capelli neri e umidi mentre varca la soglia della suite con indolenza, adocchiando i due corpi seminudi attorcigliati sopra il letto. Solleva gli occhi sulla holo-tv accesa, cercando il telecomando per alzare il volume delle news.

« Ancora nessuna novità sui responsabili dell'omicidio di George Fairbanks, segretario generale della General Union of Meilian Workers, ucciso a Labour Town due settimane fa. Secondo le forze dell'ordine locali si tratta del lavoro di professionisti, una vera e propria esecuzione alla vigilia delle trattative, dopo tre mesi di scioperi e occupazioni, fra la GUMW e la Wu-tang Corp. sulle nuove norme di sicurezza degli oltre trenta impianti… »

Sid si muove lentamente, stropicciando le palpebre dell'occhio destro con la base del palmo mentre trascina lo sguardo verso le immagini che scorrono dentro la stanza, poi sul viso che Bo ha girato verso di lui. I suoi occhi verdi sono ancora impastati di bloom e di incoscienza, ma c'è una scintilla nitida che consuma il fondo delle pupille. Si tira a sedere lentamente, iniettando le dita di una mano fra i boccoli sfatti e strofinando il viso per lavare via il disorientamento del risveglio.

« Dammi una sigaretta… »

Xiu-zhou si cerca addosso il pacchetto mentre Beaumont, torcendo le spalle nude, scopre il profilo dolce di Freckles con la punta dell'indice, appuntandole una spessa ciocca nera dietro la cima dell'orecchio. La risma di Starscrapers gli rimbalza addosso e cade fra le pieghe del lenzuolo mentre Bo si sta già accendendo la sua. Il taglio fresco sulla guancia tira fastidiosamente quando succhia le prime boccate, piazzando le natiche sul bordo della cassettiera. L'anchorman del 5 Suns News parla dell'andamento della borsa di New London e Bo torna a spegnerne la voce con un moto di fastidio blando, premendo le sopracciglia all'attaccatura del naso lievemente aquilino. Si accorge tardi che Sid lo sta fissando dal basso, seduto sul bordo del letto con le spalle curve e gli avambracci premuti sulle ginocchia.

« Liu ci vuole a rapporto fra due ore. »

Beaumont annuisce piano, gonfiando i polmoni di fumo e strofinando l'interno del polso contro la fronte.

« Che hai sognato stanotte? »

Xiu-zhou fa una smorfia vaga, stringendosi nelle spalle solide e asciutte, dalla linea marziale e arrotondata dai muscoli.

« Un cane nero con tre teste continuava a portarmi sempre lo stesso giornale, del giorno prima. Io cercavo di lanciarlo lontano e lui me lo riportava indietro. – sfiata un bolo di fumo, disperdendolo con un cenno svogliato della mano. – Tu? »

« Io e te eravamo stesi su un tavolo di vetro e il consiglio di amministrazione della Wu-tang ci mangiava vivi. »

Bo specchia il sorriso aguzzo, trasognato, di Sid con la curva irregolare di un ghigno completamente privo di allegria.

« Sei troppo delicato per questo lavoro, tóngzhì. »
(Comrade.)

Sid sbuffa una risata arrendevole, scrollando con indolenza la testa appesantita dai postumi martellanti delle ultime sedici ore.

« Like you care at all. »

Il viso lentigginoso di Freckles si affaccia sopra la spalla sinistra di Beaumont, allungando le labbra verso il filtro della sua sigaretta. I suoi occhi neri e liquidi scivolano addosso a Bo facendolo sentire ancora nudo, stretto nell'intreccio di lenzuola e corpi.

« Io ho sognato l'esplosione dello skyplex. »

Sid le cede la sigaretta, sfuggendo alla pressione del suo mento per tirarsi in piedi e setacciare il pavimento ingombro di vestiti alla ricerca dei propri pantaloni.

« … A noi ci salvava una nave di marauders fatti di dòu shā. »

Xiu-zhou accartoccia una smorfia arida, massaggiandosi la nuca con una mano callosa.

« Pensa che culo. »

Freckles scrolla le spalle minute, sbrogliandosi fra le coperte per smontare dal letto e premergli addosso il corpo nudo, baciandogli le labbra imbronciate. Le arpiona i polsi appena prima che riesca a rivoltargli le tasche per trovarci dentro gli ultimi grammi di blast, temporeggiando a metà strada fra la tentazione di spezzarglieli e quella di sbatterla di nuovo sul letto.

« Why so rude, Xiu-zhou xianshen? »
(Mister.)

La voce di Sid gli fa serrare le dita sulle articolazioni leggere con un fremito inferocito, che non riesce a strappare l'ombra di un lamento all'indifferenza volitiva della ragazza. Poi, come un incantesimo dall'azione lenta, lo convince a liberarla con una smorfia severa, indurita dallo scontento. Le mette in mano la blast e la lascia sgusciare verso il bagno, sbranando la schiena di Beaumont con gli occhi arrossati e lividi di stanchezza per cercargli addosso i ricordi annebbiati e appiccicosi della nottata. Spegne la sigaretta sulla cassettiera e si raddrizza con una torsione irrequieta dei fianchi stretti, raccogliendo la camicia e la fondina ascellare dallo schienale di una sedia.

« Muoviamoci, ho bisogno di un paio di caffè. »

Imboccano i corridoi dello skyplex spalla a spalla, barcollando sui campi di battaglia invisibili della guerra con la coscienza con i muscoli intirizziti dal poco sonno e la testa pulsante di anestetici dell'interiorità, mentre il consiglio d'amministrazione della Wu-tang Corp. banchetta sui cadaveri degli operai di Meili.




Triangles are my favorite shape:
three points where two lines meet.
Toe to toe, back to back, let's go, my love; it's very late,
'til morning comes, let's tessellate.

venerdì 27 febbraio 2015

Poem I wrote sitting across the table from you.


18 Marzo 2501.
Elèria, Gandhi.

Il sole primaverile filtra già caldo attraverso la finestra.

Siddartha, coi capelli pettinati da un lato e il collo teso in avanti, cerca di annodarsi decentemente il cravattino della divisa scolastica. Aspetta di aver fallito il sesto tentativo storto prima di sgusciare attraverso il corridoio in silenzio, appoggiando un orecchio sulla porta della stanza di suo padre e masticando il labbro inferiore con i sensi tesi, concentrati, finché non intuisce il suono rivelatore del liquido versato.

La camera è stata rivoltata in un disordine accogliente, dall'ultima licenza di Donald, e sul bordo del materasso sfatto Chmouel sta finendo di abbottonare una camicia a righe azzurre. Sul comodino, a sinistra del letto, un fascio di luce attraversa il vetro di una bottiglia e fa brillare l'ambra densa del liquore contenuto nel bicchiere che le è posato accanto.

« Sam, sono solo le otto del mattino. »

La voce di suo figlio induce Chmouel Beaumont a sollevare il mento con un sussulto, rivelando l'azzurro di occhi scintillanti nell'ombra delle occhiaie. Li trascina fra il suo viso ed il bicchiere di bourbon, lentamente, stiracchiando un sorriso colpevole sulle guance ispide e bionde.

« Uhn, well… non dirlo a Don, ok? »

Lo sbircia di traverso con una smorfia complice, scanzonata, mentre Sid arpiona svogliatamente i due lembi penzolanti del cravattino slacciato intorno al collo snello.

« Mi fai il nodo? »

Nove anni e un sorriso vispo, da tenera canaglia, la richiesta ha tutto il tono di una contrattazione. Chmouel apre le mani e gli fa segno di avvicinarsi, rubando un sorso di liquore prima di allungare le dita sempre più magre, sempre meno ferme, verso il colletto della divisa scolastica. Anche col tremore annidato nei polsi gli basta una manciata di secondi per intrecciare un nodo perfetto.

« Sei di corsa? »

Sid ci pensa su, mentre suo padre sfila una Ganesha dal taschino della camicia e se la incastra fra le labbra. Manca meno di mezz'ora all'inizio delle lezioni. Scuote le spalle strette e spioventi, poi la testa. Nel sorriso obliquo di Chmouel è impossibile leggere se abbia fiutato la truffa; gli fa posto sul letto e si torce su se stesso per recuperare il tech reader abbandonato sul cuscino.

« Vediamo… – sfoglia i testi memorizzati sul supporto elettronico con la punta dell'indice, allontanando la sigaretta dalle labbra per appoggiarla distrattamente sul comodino, accanto alla bottiglia mezza vuota e al bicchiere mezzo pieno; – Core o 'Rim? »

Sid scrolla le spalle, incastrando il tallone destro sul bordo del letto per appuntare il mento su un ginocchio, sbirciandolo in tralice, con un occhio strizzato contro l'invadenza obliqua del sole.

« 'kay, scelgo io. »

Chmouel piega un sorriso indulgente, assorto, scorre lo sguardo sulla pagina digitale con indolenza distratta, senza bisogno di leggere davvero, recitando a memoria.

if I had two nickels to rub together
I would rub them together

like a kid rubs sticks together
until friction made combustion

and they burned

a hole in my pocket

into which I would put my hand
and then my arm

and eventually my whole self--
I would fold myself

into the hole in my pocket and disappear

into the pocket of myself, or at least my pants

but before I did

like some ancient star

I’d grab your hand

Scandisce gli ultimi tre versi lentamente, con la voce brulicante, sospesa, e gli occhi sollevati verso Sid, che ha chiuso i suoi e mastica un mezzo sorriso mentre il calore del mattino gli bacia la schiena.

« Ti piace? »

« Non lo so… – si raddrizza lentamente, rovesciando indietro la testa per cercare una risposta sul soffitto. – è strana. »

« È una delle poesie preferite del tuo… – squaglia nella voce uno sputo d'ironia. – altro padre. »

Sid lo cerca in fretta con occhi interdetti, inarcando le sopracciglia castane a metà strada fra la sorpresa e lo scetticismo.

« … Non pensavo che a Don piacessero le poesie. »

Chmouel si stringe nelle spalle curve, tutto teso in avanti per raggiungere il bicchiere sul comodino. Si versa in gola un sorso di liquore e gli colpisce la nuca col tech reader arrotolato, stiracchiando un ghigno furbo.

« Pensa meno e corri a scuola, invece. »


28 Febbraio 2517.
Hall Point, infermeria.

Si è infilato nell'ambulatorio con l'odore di Jordan ancora addosso, incollato sulla pelle e nel naso, collassando su una sedia di metallo con l'ebbrezza sfumata in un fardello d'indolenza. Contempla il corpo addormentato di Nina in silenzio, fissando il suo petto per provare ad imitare il tempo regolare dei suoi respiri. Fuma molte sigarette, recita molte poesie, finché non gliene torna in mente una di cui riesce a ricordare solo gli ultimi tre versi. Li ripete ancora e ancora e ancora, scavando buche nella memoria in cerca di un tesoro perso, trovando solo fondi di frustrazione, finché non si addormenta con le braccia appoggiate sulle ginocchia e la fronte appoggiata sulle braccia.

I tre versi sono

but before I did

like some ancient star

I’d grab your hand

venerdì 20 febbraio 2015

That suits us well.


18 Febbraio 2517.
Hera, Cheltenham.

Le macerie del distretto di Bidston sembrano ancora fumanti, ma è solo il vento che trascina la cenere contro il cielo spento. Jamie non ci è abituato, a non vedere le stelle dal terrazzo dei casermoni di cemento, perché se ne era già andato prima che ci piovessero le bombe. Ora ne sono rimasti in piedi a manciate, la skyline discontinua sembra strappata a morsi. Soffoca il panorama dentro una boccata profonda di bloom e scaccia in fondo ai polmoni il pensiero di sua madre, che si consuma in un letto cinque piani più in basso. Ma c'è un tarlo che continua a rodergli in testa, da quando Sid è piombato sullo skyplex per caricarlo sul primo trasporto per le rovine tossiche del suo pianeta, e non lo lascia stonare in pace.

« Come hai detto che l'hai convinto, quel pezzo di merda di Xiu-zhou? Gli hai fatto un pompino? »

Lo sbircia di traverso, appendendosi in faccia un ghigno storto e spento come la volta celeste di Hera, ma non riesce a incontrare il verde metallico degli occhi di Sid, scivolati da qualche parte nel vuoto dietro l'orizzonte polveroso.

« Non l'ho convinto… – la risposta prende corpo con lentezza ineluttabile, vincendo la resistenza combattuta della lingua di Beaumont. – ti ho pagato. »

Jamie si volta con una frustata del collo, sgranando gli occhi nel disorientamento crudo che gli ha increspato i muscoli spolpati.

« Fòck, what? »

Allunga le dita ruvide per afferrare il mento di Sid e costringerlo a girarsi, strappando i suoi occhi al cielo cupo con uno strattone energico, che ne fa contrarre le labbra in uno spasmo di fastidio.

« I bought you, bái yí. »
(Idiot).

Sid scrolla la testa, trascinando indietro la nuca per liberarsi con un avambraccio premuto contro l'interno del polso di Jamie, che perde la presa sulle sue guance e bestemmia, si tira in piedi barcollando con la testa piena di bloom e un'ondata di panico nauseato arrampicata lungo le pareti dello stomaco.

« Cazzo. »

Tira la cicca per terra e spazza i capelli scuri con una mano, girandosi a cercare Sid, sputando a terra un grumo di saliva amara, quando lo vede alzarsi, per sancire un confine invalicabile e tenerlo a distanza.

« Come cazzo ti è venuto, bloody moron, cosa cazzo hai in quella testa di merda, chi cazzo ti credi di essere. Cosa cazzo… – arretra di un passo e tira indietro le spalle nel tentativo inconsistente di schivare la vicinanza. – non hai neanche una merda di nave. »

Sid gli prende le tempie fra le mani, lo strattona e lo scuote.

« Ma ce l'avrò, e quando l'avrò ti verrò a prendere. – gli preme sulla bocca un bacio asciutto. – Ascoltami, perché non ho mai fatto una promessa pensando di mantenerla e adesso invece la faccio a te, una cazzo di merdosa promessa. Prendo la cazzo di nave e ti vengo a raccogliere in questo mucchio di macerie. »

Lo lascia andare e si ritrae deglutendo, affondando le dita di una mano fra i capelli mossi per rivoltarli indietro ed arginare la frana dei boccoli sul viso.

« … quindi, alla fine della fiera, ti serve solo un pilota. »

Ti serve qualcosa, alla fine, dice la speranza sconfitta nella voce di Jamie. Dimmi che ti serve qualcosa, dice l'ombra di panico nel fondo dei suoi occhi chiari. Dice dimmi che non l'hai fatto per me, e il sorriso di Sid gli risponde, senza parlare, no, figurati, non ti metterei mai in un simile imbarazzo.

« Fòck… – Jamie scrolla la testa, rovesciando gli occhi a terra, e tossisce una risata stanca mentre sua madre muore lentamente sotto il cemento. – bloody pain in the arse. »

Sid scrolla le spalle cadenti, schiacciando l'ilarità con un morso sul labbro inferiore e raccogliendo da terra il mozzicone di bloom.

I primi raggi dell'alba bruciano il cielo di Cheltenham come la punta di una sigaretta.




… forgive me, Hera, I cannot stay.

venerdì 6 febbraio 2015

Lazy mornings.


--

Certe mattine si sveglia ancora con le mani che tremano e le dita intorpidite, le pillole gli cadono e sa che per tutto il giorno il formicolio e la sensibilità si daranno la caccia lungo i suoi nervi. Non riesce più a tenere in mano un fucile di precisione come non riesce a tenere in mano le redini di questa vita che galoppa via come un cavallo impazzito. Quando non aveva scelta ha desiderato di poter scegliere fino a consumarsi il cervello. Voleva il controllo e adesso non sa gestirlo, gli sfugge tra le dita in questa corsa senza direzione e non sa più se sta nuotando verso la superficie o verso il fondo.

Certe mattine ha l'impressione di non svegliarsi affatto, di restare mezzo immerso in un mondo inconsistente di stimoli fantasma che non sa separare dalla realtà. La geometria fantastica di colori che certi profumi gli ricamano negli occhi stende sopra il mondo una patina di allucinazione che non sa ancora se gli piace o lo spaventa; come l'odore dei capelli di Nina, cristallizzato in ottaedri blu e oro, che gli lascia sulla punta della lingua una dolcezza metallica e stucchevole. La consistenza asciutta dei muscoli di Jordan che si contorcono sotto le sue dita produce un tintinnio debole di cristalli che si urtano e a volte squaglia i confini fra l'orgasmo e l'insofferenza.

Certe mattine vorrebbe infilarsi le dita nel cervello e spappolarlo come gelatina, strapparsi dagli occhi l'immagine persistente delle lentiggini che gli sono rimaste inchiodate sulla retina come il residuo di un gioco di luce troppo intenso, sniffare strisce di blast fino a farsi sanguinare il naso e scavalcare l'orizzonte in cui l'estrema lucidità precipita nel delirio. Riassaporare il gusto metallico della canna del revolver di Bo incastrata dentro la bocca, la prima volta che l'ha fatto incazzare. Rimpastare il tempo. Ritrovare la strada di casa.

Certe mattine si sveglia e ingoia una manciata di pasticche, aspettando che la testa smetta di pulsare come una ferita aperta per alzarsi ed affrontare lo specchio del bagno. Si rade con attenzione, molto lentamente, vincendo con pazienza l'incertezza delle dita intirizzite per non tagliarsi le guance. Certe mattine gli succede di metterci due, tre ore, ma non si arrende. Vince la prima guerra della giornata salmodiando imprecazioni in mandarino e torna sul letto, fuma una sigaretta, legge. Aspetta che l'insofferenza defluisca come la marea.

Infila in tasca gli ultimi rimasugli di buona volontà prima di uscire.





I could be a morning person
if morning happened to be around noon.

domenica 1 febbraio 2015

Dead end.


26 Novembre 2514.
Agatha, Mashhad.

Lo schianto di un bicchiere rotto precede di pochi, convulsi secondi la comparsa di Sid nella penombra del corridoio. La borsa piena di vestiti le cade sul pavimento, mentre Coraline si affretta a sfilare il chiavistello della porta d'ingresso, ma il tentativo di spalancare il battente viene frenato dalla pressione di una mano larga il doppio della sua. Spinge le spalle contro la parete e si volta a cercare Beaumont con il respiro compresso nei polmoni dalla collera.

« Dove stai andando. »

La voce di Sid è un brusio pacato, intriso di un'arrendevolezza a cui lei non crede nemmeno per un momento.

« Spostati. »

Lo supplica duramente, con una scudisciata di fiato nervosa, ma lui non si muove. La fissa dall'alto in basso con occhi verdi pieni di malinconia ferita, indifferente al sangue che si scolla dai polpastrelli tagliati e gocciola sul pavimento. Allunga una mano per premergliela sullo sterno e spingerlo indietro con rabbia.

« Cazzo, Sid, lasciami -- »

La sensazione viscida del sangue caldo arriva prima del lampo di dolore che le esplode dentro il polso sottile, strozzato fra le dita magre, insospettabilmente forti, che lo costringono a una torsione innaturale, spezzandole il fiato nei polmoni. Il torace nudo di Beaumont, scavato dal solco di muscoli affilati contro la pelle, singhiozza nella corsa irregolare del fiato. Deglutisce, indurendo la linea della mandibola contratta, e si sporge verso di lei con un fremito delle spalle spioventi.

« I'm asking you very nicely not to leave. »

Scandisce lentamente, con una pazienza esasperata e irreale, frantumata nella tensione febbrile della voce.

« You're fuckin' hurting me. »

Coraline cerca le dita scivolose di Sid con la mano libera e torce le spalle con forza nel tentativo di schiodarsele dal polso indolenzito, finché l'inasprirsi brutale della torsione le strappa un guaito soffocato. Si affretta a sputare fuori un sibilo senza voce.

« Mi sposo fra due mesi. »

Il sollievo che invade l'articolazione infiammata, marchiata da un'impronta di sangue sbavato sulla pelle, è più lento del ritrarsi della mano del suo carnefice. Coraline risolleva le palpebre per guardarlo scostare dalla fronte una manciata di boccoli col dorso delle nocche, senza rabbia, con una mano appoggiata contro la porta e l'aria indifferente di chi è capitato lì per caso. Lo ha visto svuotarsi in questo modo decine di volte. Sa cosa significa.

« Continui a sparire. Non mi dici dove vai. Non ti sento per mesi e poi torni e ti comporti come se non fossi mai andato via, pretendi di trattarmi come se… – ingoia un grumo di fastidio acre, massaggiando con cautela il polso indolenzito; – cazzo, come se fossi roba tua. »

Beaumont non risponde, forse non la sta nemmeno ascoltando. Libera la porta dal fermo del proprio peso e trova nelle tasche dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Il gesto di porgergliele è meccanico ed è meccanico il gesto col quale Coraline sfila via un'Engine per incastrarsela dietro l'orecchio.

« Mi dispiace. »

Sid schiva il suo rammarico con disinvoltura indolente, scavalcando la borsa rovesciata a terra per tirarsi indietro. La sigaretta impigliata, spenta, fra le sue labbra le dice che non otterrà una risposta e le trascina fuori dalla gola una risata amara che è quasi un singhiozzo sconfitto.

« Ta ma de, Sid, you're a fucking dead end. »

Decide che alla fine neanche gliene frega un cazzo, di quei vestiti pieni del suo odore, quando schiude il battente e sguscia fuori in fretta, con gli occhi lucidi di lacrime e coraggio, annodando la frustrazione ai passi svelti con cui si lascia l'appartamento alle spalle.


2 Febbraio 2517.
Agatha, Mashhad.

Sono passati esattamente due anni dal giorno del suo matrimonio. Anche quest'anno ha trovato la stessa lettera imbucata a mano nella cassetta della posta. Nella busta di carta non affrancata non ci sono biglietti, ma non ha bisogno di una firma o di una traccia d'inchiostro per indovinare il mittente di quei regali. Coraline Ahmadi non ha cambiato il proprio cognome, quando si è sposata, ma dal suo fidanzato, dagli amici e dai parenti ha cominciato improvvisamente a farsi chiamare Lyn già un paio di mesi prima di mettere la fede al dito. Questa mattina sa già cosa aspettarsi quando rientra in casa ed apre la busta con cura, tagliando una fessura precisa nella carta per farsi scivolare sul palmo il piccolo pezzo di corallo rosso che contiene. Si dice che in tutto l'oceano di Whitmon non ne esistano due identici. Se lo rigira fra le dita in silenzio, con un brivido di angoscia irrequieta, ma aspettando che abbia assorbito il calore della sua pelle per chiuderlo nello stesso cassetto in cui sono custoditi, sotto chiave, il suo gemello eterozigote, una sigaretta e una vecchia fotografia.

domenica 18 gennaio 2015

I'm glad you came.


20 Maggio 2514.
Xanto.

La baia di Cuì-lán Harbor è circondata da alte scogliere verdi, spezzate a strapiombo sull'acqua, e dalla sottile mezzaluna di sabbia chiara cui sono saldati i due moli di legno del piccolo porticciolo da cui ha preso il nome.
Le barche dei pescatori oscillano alla fonda sull'acqua verde, che l'oscurità di una notte profonda ha reso cupa come una pozza di petrolio, e la luna quasi piena frantuma il suo riflesso lattiginoso sulla cresta irregolare delle onde.

Siddartha si lascia la jeep alle spalle con gli anfibi in una mano e, nell'altra, un groviglio di lenze notturne, che sono fili di nylon annodati intorno a una manciata di picchetti di legno, dai quali pendono decine di piccoli ami da pesca con cui deve fare attenzione a non ferirsi. Ingoia l'aria salmastra ad occhi socchiusi, affondando i piedi scalzi nella sabbia fredda e girando leggermente la testa per grattarsi il mento contro una spalla.

« Ti sei vestito da esca per i pesci, Tim? »

Il ragazzo biondo che segue le sue orme sulla rena dimostra meno di vent'anni. È basso e sottile, avviluppato nei veli bianchi di un vestito che splende, luminoso, sulla sua carne abbronzata. Ha labbra morbide, un naso gentile, l'ingenuità fiduciosa di un animale addomesticato.

« Fuck you, qíngrén. »
(Sweetheart).

Anche la sua risata è dolce. Se non avesse il torace magro scoperto e una voce calda, appena troppo scura, sarebbe facile scambiarlo per una ragazza.
Sid schiaccia un sorriso sotto i denti premuti contro il labbro inferiore e, raggiunta la porzione di battigia che verrà ricoperta dall'alzarsi della marea, scivola pigramente a sedere sui talloni. 

« Vieni. » 

Lo chiama a bassa voce, cominciando con calma a sbrogliare il filo e i paletti. Li pianta nella sabbia uno alla volta, stendendo ad un palmo da terra la lenza costellata di ami aguzzi, che raccolgono il bagliore pallido della luna e scintillano come gocce di luce.

« Questa cosa me l'ha insegnata mio padre. »

Sistema i picchetti con cura metodica, assicurandosi che affondino in profondità e non si lascino trascinare via dalla corrente.

« Quale dei due? »

Tim si è accovacciato accanto a lui con grazia scomposta, affondando le mani nella sabbia per tracciare disegni distratti con la punta delle dita sottili.

« Sam. »

Sid scrolla le spalle, iniettando cinque dita piene di sabbia fra i boccoli chiari e sbirciando il ragazzo con un mezzo sorriso.

« Spero che non ti facciano schifo i vermi. »

Cominciano a scavare in cerca della rena umida, dove stanare le tracce dei vermi della sabbia. Ci sono le nereidi e le arenicole, le prime tutte piene di zampe come millepiedi, le altre simili a delle anguille grassocce; tutte e due sono adatte allo scopo.

« Bleah… »

Tim ne raccoglie una con una smorfia a metà fra il disgusto e la risata. Torna, strisciando sulle ginocchia, verso la lenza distesa, uncinando il corpo molle dell'invertebrato a uno degli ami che dondolano nella brezza.
Sid affonda le dita nella sabbia umida, arpionando un'arenicola viscida e incolore.

Nel giro di qualche ora, un'allegra parata di vermi si contorce lungo la lenza di nylon stesa fra i picchetti.

« Sai… – Sid cade a sedere sulla sabbia, rivoltando le tasche dei pantaloni stretti per trovare il pacchetto di sigarette. – un cecchino può aspettare fino a settantadue ore senza dormire. »

« Sul serio? »

Tim solleva la testa bionda, cercandolo con occhi meravigliati da dietro una cascata di capelli lunghi, franati di traverso sul viso.

« Fa parte dell'addestramento. Possono restare svegli per settantadue ore e rimanere lucidi, completamente concentrati sul bersaglio. »

Trascinandosi dietro il vestito come uno strascico nuziale, il ragazzo scivola pigramente a sedere al suo fianco, allungando due dita svelte da ladruncolo per rubare un'Engine Light al pacchetto rimasto abbandonato in terra.

« Come? »

Sid accende la sigaretta, riparando la fiamma con una mano aperta, e gli cede distrattamente il fiammifero.

« Grazie a un esercizio mentale chiamato "integrazione della fantasia". Il cecchino crea una situazione che coinvolge il bersaglio e lo mantiene al primo posto nei suoi pensieri. »

Sbircia attraverso le ciglia chiare il rovesciarsi delle onde sul bagnasciuga, sempre più lunghe man mano che la marea si alza, impercettibile all'occhio che la osserva fino al momento in cui una gobba d'acqua spumosa non travolge le lenze notturne piantate nella sabbia.

« Spesso immaginano un luogo in cui fare insieme al bersaglio qualcosa che richiede tempo, come costruire un mobile. Per alcuni, la fantasia comincia nel momento in cui il bersaglio gli viene assegnato… a quel punto niente può più distrarli. »

Il mare si gonfia, seppellendo il frutto della nottata di lavoro.

… Respiro lentamente l'odore della calce, spiando il panorama urbano della periferia di Sadrany senza fretta. Il pavimento su cui sono steso da sedici ore sta risucchiando tutto il calore del mio corpo, ho l'impressione che fra non molto sarà il cuore del cemento a battere, prosciugando il mio fino a spegnerlo. Una costellazione di lentiggini si installa a margine della mia coscienza. Me ne libero nervosamente, muovendo le spalle con cautela per sciogliere i muscoli indolenziti. Strizzo le palpebre, conto fino a cinque, mi concentro sul lavoro.

Timor Radcliffe è nato diciotto anni fa nella provincia di Busan, da padre xant-ren e madre korolevita. Ronan Radcliffe non è mai riuscito a sfondare nel cineteatro e sua moglie, Anna Venediktova, ha divorziato per tornare in patria dopo soli tre anni di matrimonio, lasciandolo solo a crescere un bambino senza prospettive. Suo padre sperava che, una volta fatti i sedici anni, suo figlio si sarebbe iscritto all'accademia militare o avrebbe ottenuto una borsa di studio, ma col tempo ha dovuto rassegnarsi al fatto che Timor non fosse tanto intelligente quanto è bello.

Il primo cliente se lo guadagna che è ancora minorenne, ma l'escalation è breve. Due anni dopo, Timor conosce Jonathan Cho, presidente della OmniGate, che si innamora di lui e lo toglie dalla strada per chiuderlo in un appartamento nella periferia di Sadrany, dove gli fa visita più spesso di quanto sua moglie sia disposta a sopportare. Anche dopo il divorzio, Cho non rinuncia al suo giovanissimo amante. Lo vezzeggia, lo copre di gioielli e di vestiti. "La mia principessa", lo chiama. Suppongo che assoldare lo skyplex per ucciderlo sia stato come strapparsi un pezzo di cuore, ma la telefonata che Radcliffe non avrebbe dovuto ascoltare è troppo compromettente per mettere l'amore davanti agli interessi di un intero consiglio di amministrazione.

Continuo a immaginare di aspettare l'alba con lui, per controllare le lenze piene di pesci al calare della marea, fino al momento in cui si affaccia nella finestra ristretta del mirino di precisione. Il suo profilo è gentile, al lume dell'abat-jour del salotto, come sotto la luna riflessa sul dorso del mare.

Allineo con cura la canna del fucile con la sua tempia. Premo dolcemente l'indice sul grilletto.

Espiro.



We found a place to which we drive
and I offer you the time

to sleep - to dream,
to wake up when we arrive…

domenica 4 gennaio 2015

Stale-mate.


4 Gennaio 2517.
Baylong.

« Mi hanno chiesto di ritrovare una schiava fuggita da Hall Point. »

Siddartha parla con gli occhi bassi sulla cartina piena di bloom che sta chiudendo con deliberata lentezza, lisciando ogni imperfezione fra le dita scarne e affusolate, senza mai sollevare lo sguardo liquido sull'herian seduto sul muletto parcheggiato, a motore spento, fra i dock dello spazioporto.

« Quelli di Hall Point si sono fatti scappare una schiava? »

Jamie Crudup ha circa un paio d'anni più di lui. Inarca le sopracciglia spesse in una smorfia intrisa di scetticismo disinteressato. Gli occhi azzurri ingoiano la scintilla incandescente dei post-bruciatori delle navi in partenza e in arrivo con accanimento ostinato mentre, a spalle arcuate e braccia incrociate sul volante, aspetta che Beaumont si decida ad accendere la sigaretta.

« Lee Chernenko. »

Jamie sfiata un grumo d'ilarità spenta attraverso le narici.

« Fòck, stavolta le piantano una pallottola in testa. »

Siddartha chiude la cartina e ferma il filtro di carta arrotolata fra le labbra, scrollando le spalle spioventi con indolenza leggera.

« … Se la trovano. »

« Pensavo che ti servivano i soldi. »

Beaumont solleva lo sguardo e trova il profilo irregolare del naso di Crudup, sorridendo ai suoi occhi persi altrove con due fossette simmetriche affondate lungo la china delle guance magre.
L'odore dolce della bloom si gonfia nell'aria come il profumo di un fiore carnivoro, convincendo l'herian a torcere il collo per far piovere un'occhiata svogliata su Sid, che divora la prima manciata di boccate con avidità inaspettata, spalancando i polmoni e fissando una porzione del vuoto che si apre fra le corazze lucide di due medium cruiser ormeggiate a una ventina di metri.

« Non ci pensi mai alla libertà? »

Jamie scioglie l'intreccio delle braccia e si sporge per rubargli la cicca. Il mignolo e l'anulare di tutte e due le mani gli sono rimasti storti da quando glieli hanno spezzati.

« Ci penso, – biascica sul filtro, – e penso che non c'ho un altro posto dove andare. »

Sid infila le mani nelle tasche e torna a guardare in basso, valutando il percorso geometrico delle intersezioni affilate fra le lastre d'acciaio della pavimentazione; gli occhi e i pensieri che ci spinge dentro scorrono come lungo il letto spigoloso di un fiume, ma si raccolgono e raggrumano come sangue nei crateri delle bombe che hanno ridotto Hera a un cumulo di macerie radioattive.

« Potresti stare con me. »

Crudup sbuffa un getto di fumo e spalanca gli occhi nella fiammata azzurra che insegue i motori di un brigade come la scia incandescente di una cometa. Il sorriso gli trascina a malapena verso l'alto solo mezza bocca.

« Nice offer, mate… solo che neanche tu c'hai un posto dove andare. »

Con il labbro inferiore schiacciato fra i denti, Beaumont pensa che persino i fantasmi, per esistere, hanno bisogno di un luogo da infestare.





Living violently lazy days
in a deadlock daze.