venerdì 6 febbraio 2015

Lazy mornings.


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Certe mattine si sveglia ancora con le mani che tremano e le dita intorpidite, le pillole gli cadono e sa che per tutto il giorno il formicolio e la sensibilità si daranno la caccia lungo i suoi nervi. Non riesce più a tenere in mano un fucile di precisione come non riesce a tenere in mano le redini di questa vita che galoppa via come un cavallo impazzito. Quando non aveva scelta ha desiderato di poter scegliere fino a consumarsi il cervello. Voleva il controllo e adesso non sa gestirlo, gli sfugge tra le dita in questa corsa senza direzione e non sa più se sta nuotando verso la superficie o verso il fondo.

Certe mattine ha l'impressione di non svegliarsi affatto, di restare mezzo immerso in un mondo inconsistente di stimoli fantasma che non sa separare dalla realtà. La geometria fantastica di colori che certi profumi gli ricamano negli occhi stende sopra il mondo una patina di allucinazione che non sa ancora se gli piace o lo spaventa; come l'odore dei capelli di Nina, cristallizzato in ottaedri blu e oro, che gli lascia sulla punta della lingua una dolcezza metallica e stucchevole. La consistenza asciutta dei muscoli di Jordan che si contorcono sotto le sue dita produce un tintinnio debole di cristalli che si urtano e a volte squaglia i confini fra l'orgasmo e l'insofferenza.

Certe mattine vorrebbe infilarsi le dita nel cervello e spappolarlo come gelatina, strapparsi dagli occhi l'immagine persistente delle lentiggini che gli sono rimaste inchiodate sulla retina come il residuo di un gioco di luce troppo intenso, sniffare strisce di blast fino a farsi sanguinare il naso e scavalcare l'orizzonte in cui l'estrema lucidità precipita nel delirio. Riassaporare il gusto metallico della canna del revolver di Bo incastrata dentro la bocca, la prima volta che l'ha fatto incazzare. Rimpastare il tempo. Ritrovare la strada di casa.

Certe mattine si sveglia e ingoia una manciata di pasticche, aspettando che la testa smetta di pulsare come una ferita aperta per alzarsi ed affrontare lo specchio del bagno. Si rade con attenzione, molto lentamente, vincendo con pazienza l'incertezza delle dita intirizzite per non tagliarsi le guance. Certe mattine gli succede di metterci due, tre ore, ma non si arrende. Vince la prima guerra della giornata salmodiando imprecazioni in mandarino e torna sul letto, fuma una sigaretta, legge. Aspetta che l'insofferenza defluisca come la marea.

Infila in tasca gli ultimi rimasugli di buona volontà prima di uscire.





I could be a morning person
if morning happened to be around noon.