domenica 1 febbraio 2015

Dead end.


26 Novembre 2514.
Agatha, Mashhad.

Lo schianto di un bicchiere rotto precede di pochi, convulsi secondi la comparsa di Sid nella penombra del corridoio. La borsa piena di vestiti le cade sul pavimento, mentre Coraline si affretta a sfilare il chiavistello della porta d'ingresso, ma il tentativo di spalancare il battente viene frenato dalla pressione di una mano larga il doppio della sua. Spinge le spalle contro la parete e si volta a cercare Beaumont con il respiro compresso nei polmoni dalla collera.

« Dove stai andando. »

La voce di Sid è un brusio pacato, intriso di un'arrendevolezza a cui lei non crede nemmeno per un momento.

« Spostati. »

Lo supplica duramente, con una scudisciata di fiato nervosa, ma lui non si muove. La fissa dall'alto in basso con occhi verdi pieni di malinconia ferita, indifferente al sangue che si scolla dai polpastrelli tagliati e gocciola sul pavimento. Allunga una mano per premergliela sullo sterno e spingerlo indietro con rabbia.

« Cazzo, Sid, lasciami -- »

La sensazione viscida del sangue caldo arriva prima del lampo di dolore che le esplode dentro il polso sottile, strozzato fra le dita magre, insospettabilmente forti, che lo costringono a una torsione innaturale, spezzandole il fiato nei polmoni. Il torace nudo di Beaumont, scavato dal solco di muscoli affilati contro la pelle, singhiozza nella corsa irregolare del fiato. Deglutisce, indurendo la linea della mandibola contratta, e si sporge verso di lei con un fremito delle spalle spioventi.

« I'm asking you very nicely not to leave. »

Scandisce lentamente, con una pazienza esasperata e irreale, frantumata nella tensione febbrile della voce.

« You're fuckin' hurting me. »

Coraline cerca le dita scivolose di Sid con la mano libera e torce le spalle con forza nel tentativo di schiodarsele dal polso indolenzito, finché l'inasprirsi brutale della torsione le strappa un guaito soffocato. Si affretta a sputare fuori un sibilo senza voce.

« Mi sposo fra due mesi. »

Il sollievo che invade l'articolazione infiammata, marchiata da un'impronta di sangue sbavato sulla pelle, è più lento del ritrarsi della mano del suo carnefice. Coraline risolleva le palpebre per guardarlo scostare dalla fronte una manciata di boccoli col dorso delle nocche, senza rabbia, con una mano appoggiata contro la porta e l'aria indifferente di chi è capitato lì per caso. Lo ha visto svuotarsi in questo modo decine di volte. Sa cosa significa.

« Continui a sparire. Non mi dici dove vai. Non ti sento per mesi e poi torni e ti comporti come se non fossi mai andato via, pretendi di trattarmi come se… – ingoia un grumo di fastidio acre, massaggiando con cautela il polso indolenzito; – cazzo, come se fossi roba tua. »

Beaumont non risponde, forse non la sta nemmeno ascoltando. Libera la porta dal fermo del proprio peso e trova nelle tasche dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Il gesto di porgergliele è meccanico ed è meccanico il gesto col quale Coraline sfila via un'Engine per incastrarsela dietro l'orecchio.

« Mi dispiace. »

Sid schiva il suo rammarico con disinvoltura indolente, scavalcando la borsa rovesciata a terra per tirarsi indietro. La sigaretta impigliata, spenta, fra le sue labbra le dice che non otterrà una risposta e le trascina fuori dalla gola una risata amara che è quasi un singhiozzo sconfitto.

« Ta ma de, Sid, you're a fucking dead end. »

Decide che alla fine neanche gliene frega un cazzo, di quei vestiti pieni del suo odore, quando schiude il battente e sguscia fuori in fretta, con gli occhi lucidi di lacrime e coraggio, annodando la frustrazione ai passi svelti con cui si lascia l'appartamento alle spalle.


2 Febbraio 2517.
Agatha, Mashhad.

Sono passati esattamente due anni dal giorno del suo matrimonio. Anche quest'anno ha trovato la stessa lettera imbucata a mano nella cassetta della posta. Nella busta di carta non affrancata non ci sono biglietti, ma non ha bisogno di una firma o di una traccia d'inchiostro per indovinare il mittente di quei regali. Coraline Ahmadi non ha cambiato il proprio cognome, quando si è sposata, ma dal suo fidanzato, dagli amici e dai parenti ha cominciato improvvisamente a farsi chiamare Lyn già un paio di mesi prima di mettere la fede al dito. Questa mattina sa già cosa aspettarsi quando rientra in casa ed apre la busta con cura, tagliando una fessura precisa nella carta per farsi scivolare sul palmo il piccolo pezzo di corallo rosso che contiene. Si dice che in tutto l'oceano di Whitmon non ne esistano due identici. Se lo rigira fra le dita in silenzio, con un brivido di angoscia irrequieta, ma aspettando che abbia assorbito il calore della sua pelle per chiuderlo nello stesso cassetto in cui sono custoditi, sotto chiave, il suo gemello eterozigote, una sigaretta e una vecchia fotografia.